Sentiero Salaria150/via Frangigena di S. Francesco – da Poggio San Lorenzo a Poggio Moiano |
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DATA DI EFFETTUAZIONE |
DIFFICOLTA ESCURSIONE |
MEZZO DI TRASPORTO |
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05 aprile 2014 |
T |
Auto private |
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APPUNTAMENTO ALLA SEDE CAI MONTEROTONDO ALLE ORE: 07:00
COME ARRIVARE ALLA PARTENZA DEL PERCORSO: dal parcheggio antistante la sede per via della Fonte alla SP 25b fino ad imboccare la via Salaria in direzione Rieti. Si lascerà una autovettura al punto di arrivo a Poggio Moiano che servirà per recuperare quelle che verranno parcheggiate a Poggio S.Lorenzo che si raggiungerà insieme. Partenza escursione 08:45 DA MONTEROTONDO A POGGIO MOIANO 38 KM 45 MIN. – DA POGGIO MOIANO A POGGIO SAN LORENZO 10 KM 15 MIN |
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DESCRIZIONE PERCORSO
Dalla piazza di Poggio San Lorenzo (518 m/slm), si scende lungo la provinciale a sud del centro abitato, dove è possibile ammirare i reperti delle antiche mura romane. Si gira a sinistra in Via Lemiconi scendendo fino al fondovalle. Qui si svolta ancora a sinistra sul sentiero che attraversa il fosso e risale il versante opposto. Il paesaggio dei boschi di cerro e querce lascia il posto agli uliveti che ricoprono come un manto color argento le colline. Raggiunto un gruppetto di case vicino alla sommità, da cui si ammira a sud l’abitato di Monteleone Sabino, si scende attraversando il bosco e la provinciale per Torricella in Sabina, ci si addentra in un oliveto e più in là una piantagione di noci e un bosco di querce. Si arriva quindi al fosso che scorre in fondo alla valle. Superato un pittoresco ponte e superato un altro piccolo fosso e i ruderi di un’antica mola ad acqua, si risale attraverso il bosco fino al Cimitero di Monteleone Sabino (496 m/slm). Qui il paesaggio assume una particolare bellezza grazie alla contemporanea presenza di monumentali alberi di quercia e all’area archeologica di Trebula Mutuesca e alla Chiesa di Santa Vittoria CHE VISITEREMO CON GUIDA LOCALE AL COSTO DI 3,50 EURO PP. A fine visita pranzo al sacco sul posto. Si continua a scendere lunga la strada asfaltata attraverso vigneti e uliveti fino al fondo della valle dove si svolta a sinistra per un sentiero attraverso un bosco che conduce alla Chiesa di San Martino, chiesa rurale del X sec, alla periferia di Poggio Moiano (520 m/slm). Si prosegue all’interno del paese fino alla piazza con il palazzo baronale, oggi sede comunale, e la chiesa di San Giovanni Battista dove l’escursione avrà termine. |
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QUOTA DI PARTENZA |
QUOTA DI ARIVO |
TEMPO DI PERCORRENZA |
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518 |
520 |
4 escl. soste |
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DISLIVELLO IN SALITA |
DISLIVELLO IN DISCESA |
KM TOTALI |
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480 ca. |
460 ca. |
14,5 |
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EQUIPAGGIAMENTO |
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Attrezzatura: Scarponi da trekking con cavigliera alta, ghette, bastoncini, ricambio completo , giacca a vento, guanti, cappello, mantella antipioggia, kit primo soccorso, acqua e viveri al sacco. | ||||
ACCOMPAGNATORI – N. TEL. |
NOTE |
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Catello Cascone 3289720128
Anselmo Fagnani 3349921125 Gianni Priori 3458434978 Antonio Lattanzio 3498048295 |
Non soci ammessi solo se marciatori capaci | |||
Sede CAI MONTEROTONDO: via dell’Unione sn, capolinea Cotral Tel. 06 83706844 – caimonterotondo@gmail.com – www.caimonterotondo.it |
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N.B. Le coperture assicurative operano esclusivamente nei confronti dei soci in regola con il pagamento del bollino sociale. Se ammessi i non soci devono prenotarsi e saldare l’importo per la copertura assicurativa secondo quanto previsto dal regolamento! (vedi programma scaricabile dal sito www.caimonterotondo.it)
Tempo limite ore 18:00 del 6 febbraio 2014. |
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EMERGENZE STORICHE ED AMBIENTALI
Poggio San Lorenzo
Il centro antico sorge su di una struttura d’età romana realizzata in opera mista con grandi arconi, definiti pontiche nelle fonti medievali. Una struttura grandiosa inquadrabile cronologicamente nel II secolo d.C., probabilmente resti di una importante villa rustica in relazione con i Brutti Praesentes. Le notizie sul castello di Poggio San Lorenzo sono più tarde.
La prima citazione fino ad oggi nota risale al 1198, quando Innocenzo III concedette a Farfa un privilegio di conferma di tutti i suoi beni. La fondazione sembra dunque essere avvenuta intorno alla metà del XII secolo a controllo dell’antico tracciato della Salaria, che nelle carte medievali si era ormai trasformata in strata Romana. Il castello si articolò su due nuclei ben distinti, la zona fortificata vera e propria, caratterizzata da una pianta rotonda che si adattava alle strutture romane ben difesa dalle mura e dalla torre castrale con stemma degli Orsini, e il borgo che le fonti tardomedievali ricordano snodarsi lungo il percorso della strada. La chiesa parrocchiale di San Lorenzo sorge in piazza Marconi ed è stata totalmente ricostruita alla fine del Settecento dopo lunghi lavori al posto della originaria, andata in rovina nel tempo. La chiesa di San Sebastiano sorge agli inizi del borgo ed era l’antica cimiteriale dedicata al santo che proteggeva dalle epidemie, in particolare da quelle di peste. A poca distanza dall’abitato sorge l’antico oratorio in onore di S. Maria dei Penitenti, secondo una antica tradizione costruito sopra un tempietto dedicato alla dea sabina Vacuna. Molto venerata dalla popolazione l’immagine sacra presente nella piccola struttura religiosa. Al suo interno sono state trovate tracce di costruzioni, forse romane, e lacerti di affreschi medievali.
Monteleone Sabino
Il castello di Monteleone compare tardi nella documentazione, alla metà circa del XIII secolo. Il castello, dunque, sembra aver avuto origine sullo scorcio del XII o nei primi anni del XIII secolo, nell’ambito di una più ampia riorganizzazione delle forme insediative della zona, con il nome che appare una derivazione dai molti leoni d’età romana presenti nel territorio, spoglio di monumenti funerari, e raccolti come simbolo del nuovo insediamento.
Possesso dei Brancaleoni, nel terzo quarto del Quattrocento tanto i Cesarini, che gli Orsini, per via di matrimoni subentrarono nelle quote di proprietà del castello. La convivenza delle tre famiglie non fu molto tranquilla, tanto che nel 1474 i Cesarini rinunciarono la loro quota agli Orsini che divennero gli unici signori di Monteleone. Nel 1604, alla morte senza eredi legittimi di Enrico Orsini, il feudo fu confiscato dalla Camera apostolica.
Trebula Mutuesca
Di antica fondazione sabina, il vicus di Trebula divenne municipio abbastanza tardi, probabilmente dopo la guerra sociale degli inizi del I secolo a.C. o forse anche in età augustea. Le strutture politico-istituzionali di Trebula ricalcarono modelli arcaici, tant’è vero che i massimi magistrati del municipio sabino furono gli octoviri. Le strutture urbane di Trebula Mutuesca si sviluppavano tanto su tre colline distanti circa un km e mezzo dall’attuale Monteleone: il colle Foro, il colle Castellano ed il colle Diana, quanto sul pianoro racchiuso tra le tre alture, denominato il Pantano. In tutta l’area sono visibili i resti di imponenti edifici pertinenti al piccolo municipio. Alcuni saggi di scavo hanno riportato in luce parte dell’anfiteatro e delle terme. Una intensa attività edilizia dovette svilupparsi intorno al II secolo d.C., tanto da dare una connotazione monumentale all’insediamento, grazie alla liberalità dei Brutti Praesentes e della moglie di uno di loro, Laberia Crispina, patrona del municipio. L’abitato fu abbandonato nella tarda antichità.
Chiesa di Santa Vittoria
Connessa strettamente con la città di Trebula è la chiesa di S. Vittoria. La diffusione del culto della santa è molto antica e risale al VI secolo.
A questo culto va probabilmente collegata la piccola catacomba che si trova in parte al di sotto della torre campanaria e che si estende poi, per mezzo di uno stretto cunicolo, verso l’altura che sovrasta l’edificio religioso. La tradizione vuole poi che come sepoltura della santa sia stato utilizzato un sarcofago strigilato, conservato all’ingresso della catacomba.
Ai margini della navata centrale esiste un pozzo le cui acque sono ritenute, a livello di religione popolare, salutifere. Secondo la tradizione nel secolo X le reliquie della martire sarebbero state trasportate nelle Marche ad opera dei monaci di Farfa, per santificare il nuovo insediamento fondato sul monte Matenano poco dopo essere sfuggiti alla bande saracene e dedicato alla stessa Vittoria. Nella costruzione della chiesa e della torre campanaria in bello stile romanico, sono stati reimpiegati un gran numero di materiali, elementi architettonici, iscrizioni ed altro, recuperati dalle rovine della città romana.
Poggio Moiano
Il territorio di Poggio Moiano era densamente popolato in età romana. Molti sono i resti che sono stati riutilizzati nell’abitato, ad esempio un leone funerario, due statue acefale davanti al municipio, in antico il palazzo baronale dei Savelli, dove è raccolta una piccola collezione di antichità, ma la piccola chiesa di S. Martino costituisce indubbiamente un bell’esempio di reimpiego di blocchi e di motivi ornamenti prelevati da un monumento funerario di particolare imponenza e maestosità. Da ricordare che è ancora in attività una importante cava di travertino locale di ottima qualità già utilizzata nell’antichità. Il castello di Poggio Moiano era inizialmente un insediamento doppio. Esistevano infatti due poli fortificati il castrum Moiani, oggi scomparso, ed il podium Moianum o de Moiano, invece sopravvissuto. La fondazione dei due centri fortificati si deve probabilmente all’iniziativa signorile dei conti di Rieti, uno dei quali, il conte Teodino donò nel 1083 a Farfa la metà di Poggio Moiano. Dopo questa data Farfa dovette acquisire l’altra metà della quota di cosignoria castrense. Il castrum Moiani subì invece vicende diverse, dato che nel Duecento lo troviamo in possesso dei de Romania, che ne restarono signori per tutto il Trecento, quando, in seguito alla dissoluzione della signoria territoriale della nobile famiglia sabina, il castrum scomparve rapidamente lasciando soltanto delle tracce a livello toponimico ed è collocabile dov’è l’attuale cimitero. Nel contempo si rafforzò il podium che divenne l’unico centro demico dell’area, rimanendo costantemente in possesso dell’abbazia di Farfa. Agli inizi del Quattrocento, però, Battista Savelli occupò Poggio Moiano, usurpandolo al monastero. La signoria dei Savelli ebbe termine nel 1633, quando, a causa dei forti debiti contratti, i fratelli Bernardino e Fabrizio furono costretti a vendere il castello al principe Marcantonio Borghese per una cifra cospicua.
(Estr. dalla guida CAI SALARIA 150 edita da CARSA EDITORI – distribuzione CAI Monterotondo o librerie)
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